Coltiviamo emozioni
Coltivatori di Emozioni al XIII Festival dei Borghi più belli d’Italia. Fiorello Primi: l’agricoltura essenziale per la salvaguardia dei piccoli borghi

Coltivatori di Emozioni al XIII Festival dei Borghi più belli d’Italia. Fiorello Primi: l’agricoltura essenziale per la salvaguardia dei piccoli borghi

Si è conclusa l’edizione targata 2021 del Festival dei Borghi più belli d’Italia. L’evento ha portato nella splendida cornice di Gardone Riviera e Tremosine sul Garda la manifestazione nata per valorizzare e promuovere la bellezza dei piccoli borghi italiani.

Un’edizione speciale, tornata dopo lo stop imposto dalla pandemia nel 2020, che ha rafforzato attraverso una serie di incontri, convegni e confronti il concetto di borgo come opportunità di rilancio per l’Italia post-Covid. 

Piccoli ma con la forza dei grandi, i borghi italiani, resilienti per natura, potranno, di fatto, innescare un circolo virtuoso funzionale alla ripresa dell’economia nazionale

Novità di questa 13esima edizione, la presenza di Coltivatori di Emozioni, la prima piattaforma di social farming. 

“Raccontare le emozioni, coltivare le emozioni insieme alle tradizioni più belle d’Italia sono tra gli obiettivi di questa partnership che Coltivatori di Emozioni ha avviato da oramai quasi due anni con l’Associazione ‘I Borghi più belli d’Italia’. Lo scopo è quello di sostenere e supportare chi quotidianamente mette cuore e passione affinché l’Italia continui ad essere il Paese più bello del mondo – ha dichiarato Paolo Galloso, presidente di Coltivatori di Emozioni – Una partnership che continua a dare grandi soddisfazioni in quanto grazie al portale della nostra social farming si riesce a dare un contributo concreto attraverso le ‘adozioni’ dei piccoli agricoltori dei borghi. Valorizzare i prodotti agroalimentari, promuovere le singole identità regionali e sostenere il recupero delle nostre tradizioni è il percorso che Coltivatori di Emozioni seguiterà a fare insieme ai borghi italiani affinché l’Italia, Paese con la più grande biodiversità, possa continuare a far parlare di sé e della sua straordinaria bellezza.

Al termine dei tre giorni del Festival, Coltivatori di Emozioni ha incontrato Fiorello Primi, presidente dell’Associazione I Borghi più belli d’Italia che rispondendo alle domande ha tratteggiato il profilo di questa edizione.

D. Presidente Primi, questa è la tredicesima edizione del Festival dei Borghi più belli d’Italia. A chiusura della manifestazione, qual è il bilancio?

Un bilancio sicuramente positivo perché siamo ritornati dopo qualche anno ad organizzare un festival in due dei nostri bellissimi borghi. La pandemia e i costi decisamente alti ci avevano costretti a saltare le ultime edizioni ma quest’anno siamo tornati con nostra grande soddisfazione. 

La risposta da parte dei coordinamenti regionali, devo dire, è stata buona, ma non ottima, poiché ci manca ancora qualche regione che ha avuto difficoltà ad organizzarsi ma, vero è, che siamo sotto periodo elettorale e molti comuni sono impegnati con il rinnovo delle amministrazioni. 

Credo però che dal punto di vista delle politiche dell’associazione, sicuramente, è stato un grosso successo. Via via nel tempo abbiamo costruito una serie di rapporti importanti, come con l’Università Bocconi, la Luis e la Iulm, oltre che una rete di relazioni che ci supporta nelle nostre attività di elaborazione di strategie etc..

Quest’anno abbiamo avuto con noi anche la Ministra degli Affari Regionali, Maristella Gelmini, che ha partecipato a due delle nostre iniziative e con la quale abbiamo concordato di vederci quanto prima perchè, probabilmente, si aprirà la possibilità di istituire una sorta di tavolo permanente di concertazione in funzione dei fondi europei. 

All’interno del festival sono stati organizzati due convegni importanti: il primo “Binomio Turismo e Autenticità nei Borghi” – in collaborazione con la Prof.ssa Magda Antonioli dell’Università Bocconi e le conclusioni dell’Assessore al Turismo Regione Lombardia, Lara Magoni – ha presentato una ricerca svolta in alcuni Borghi della Lombardia; il secondo “Le identità cOlturali. Indagine sulle tradizioni e sulle produzioni agroalimentari dei Borghi più belli d’Italia: il patrimonio immateriale” ha visto tra gli altri, la partecipazione di Paolo Galloso, fondatore di ‘Coltivatori di Emozioni’.

Abbiamo, poi, presentato oltre al progetto della “Galleria digitale dei Borghi più belli di Italia”, il “Mercato Italiano dei Borghi” un progetto che si occuperà del mercato italiano dell’agroalimentare, della valorizzazione e della vendita dei prodotti dei borghi più belli di Italia e che, per questo, riguarderà da vicino anche Coltivatori di Emozioni.

Questo sottolinea quanto la presenza di Coltivatori di Emozioni in questo Festival sia importante perché instaura un rapporto stabile tra la nostra associazione e la vostra piattaforma.

Scarperia

D. Coltivatori di Emozioni nasce per sostenere gli agricoltori, quanto è importante l’agricoltura nella salvaguardia dei piccoli borghi.

Più che importante, io direi, essenziale, fondamentale perché laddove non è presente provoca la perdita di una grande parte del territorio e quindi del borgo. I coltivatori, ovvero chi sta sul terreno e coltiva, soprattutto se utilizza metodi tradizionali e produce prodotti tipici, rappresentano la storia di quel territorio. C’è una cultura dietro, non si produce un olio dal nulla, dietro c’è tutto un lavoro, che magari ha cento anni di storia. Non solo per le produzioni agricole ma anche quelle artigianali tipiche. Quindi il lavoro determina la presenza dell’uomo e la presenza dell’uomo è determinante perché il borgo sia un borgo vivo. Noi come associazione non siamo d’accordo sulle politiche che prevedono di investire dei fondi per i borghi spopolati; dobbiamo invece supportare le popolazioni e le comunità dentro i borghi e prenderci cura dei territori. Se la gente va via dai borghi, va via anche dai territori. E se il territorio non viene curato, la natura fa il suo corso e non possiamo lamentarci se avviene un dissesto idrogeologico, se succede qualche catastrofe, per intenderci.  

D. La vostra associazione lavora per la salvaguardia dei borghi ma punta anche valorizzare tutto ciò che i borghi contengono, in primo luogo il capitale umano. 

L’Associazione I Borghi più belli d’Italia è nata per questo, poi abbiamo puntato a dare valore alla bellezza, non quella estetica, ma la bellezza a 360°. La bellezza è fatta di valori umani e di rapporti sociali, di qualità della vita, di salvaguardia del territorio e dell’ambiente, di produzioni, degli odori dei sapori anche se, senza dubbio, entra anche in gioco la bellezza estetica. Però questa bellezza va costruita e questa bellezza la costruiscono le persone. E poi, non dimentichiamolo, va anche mantenuta. Il valore della bellezza, il valore etico dei valori umani, essere solidali e inclusivi, rientra nella filosofia dei Borghi più belli di Italia. Tutti valori fondamentali che sono alla base dei progetti a cui stiamo lavorando.

D. La sua opinione su Coltivatori di Emozioni.

Quando la nostra associazione stringe una partnership, prima di fare un accordo ci pensa molto, siamo molto selettivi. Quindi nel momento in cui l’associazione sancisce un rapporto di collaborazione con qualcuno, vuol dire che c’è una valutazione estremamente positiva di quello che è già stato fatto. Soprattutto però capiamo che si aprono grandissime opportunità per l’associazione, per i produttori e per la gente che vive nei borghi. Le nostre scelte sono tutte incentrate nella scelta di rapporti di grandissima qualità; per questo siamo felici di questa collaborazione così come siamo sicuri che la partnership con Coltivatori di Emozioni consentirà all’associazione di crescere ulteriormente. 

D. Presidente Primi, ci salutiamo con un auspicio per il 2022.

La prima speranza è che questo virus ci lasci definitivamente. Poi personalmente mi piacerebbe che il Governo nazionale, oltre ad aver finalmente scritto la parola ‘borghi’ nella sua programmazione, facesse diventare i borghi un elemento strategico su cui costruire lo sviluppo di questo Paese. Uno sviluppo che è prima di tutto culturale, poi sociale e che diventerà, in fine, lo sviluppo economico di cui l’Italia ha bisogno.

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