Coltiviamo emozioni
I borghi nella rete: Castel San Pietro Romano e i suoi dolcissimi giglietti

I borghi nella rete: Castel San Pietro Romano e i suoi dolcissimi giglietti

La nostra rubrica di Emozioni dai Borghi

La collaborazione tra Coltivatori di Emozioni e I Borghi più Belli d’Italia nasce per poter dare una voce a quei piccoli produttori italiani che trovano i questi luoghi l’origine delle loro peculiari produzioni.

Da sempre Coltivatori di Emozioni punta l’attenzione sulle piccole realtà agricole. Con determinazione, queste continuano a mantenere in vita le aree rurali con un approccio che guarda al presente, grazie a sistemi produttivi sostenibili e/o biologici.

Sostenendo questi agricoltori si ha modo di conoscere ‘a distanza’ non solo borghi meravigliosi, ma anche tradizioni agroalimentari poco conosciute che meritano di essere riscoperte.

Con l’augurio di poterle viverle da vicino non appena si potrà tornare a viaggiare!

Una perla arroccata sui monti

Castel San Pietro Romano sorge sulle estreme propaggini occidentali dei monti Prenestini.

In particolare il borgo è arroccato sulla cima del Monte Ginestro a 40 km da Roma.

Il suo nome di si deve ad un’antica leggenda secondo cui l’apostolo San Pietro predicò in queste zone appena arrivato nei dintorni di Roma. 

Castel San Pietro Romano è uno dei paesi più piccoli ma più pittoreschi del Lazio. La sua è una lunga storia che comincia nella tarda età del Bronzo come attestano le ceramiche recentemente rinvenute nella parte alta del monte.

Appena fuori dal centro, la Valle delle Cannuccete è un’area naturale protetta che si estende per circa venti ettari.

Il parco accoglie la flora e la fauna tipiche del paesaggio collinare e submontano laziale.

Al suo interno si osservano i resti dell’acquedotto preromano coevo alle mura poligonali, mura ciclopiche che ancora oggi possono vedersi su un fianco del paese.

La sua piccola e caratteristica bellezza ha fatto sì che a partire dal 2017, Castel San Pietro Romano fosse riconosciuto come uno tra i Borghi più belli di Italia.

Nello stesso anno ha ricevuto inoltre da parte di Legambiente il premio “Comune Riciclone del Lazio”.

Il monte del cinema

Negli anni Cinquanta, ossia nel secondo dopoguerra, Castel San Pietro Romano divenne famoso grazie al cinema.

Il suo grande successo dipese dal suo sindaco di allora, Adolfo Porry Pastorel, che convinse convinse numerosi registi a girare i loro film nel centro storico di questo splendido paese.

Dapprima fu la volta di Luigi Comencini che decise di ambientarvi Pane, amore e fantasia, film del 1953.

Sul suo esempio, furono poi girate nel 1954  scene di Pane, amore e gelosia con protagonista Vittorio De Sica.

Nel 1955 fu il turno di Pane amore e… di Dino Risi. Nel 1958 Carlo Ludovico Bragaglia girò Tuppe tuppe, Marescià! che descriveva perfettamente lo stato della provincia italiana nel dopoguerra.

Ma ancora nel 1961 fu la volta di Luciano Salce con Il federale e di Sergio Corbucci per I due marescialli.

Infine nel 1965 vi fu girato Mènage all’italiana di Franco Indovina e nel 1970 Le castagne sono buone di Pietro Germi.

Fu così che su questa rocca arrivarono i maggiori attori italiani dell’epoca come Vittorio de Sica, Sofia Loren, Gina Lollobrigida, Peppino de Filippo, Totò, Ugo Tognazzi, Gianni Agus, Gianni Morandi.  

Sparse per tutto il paese troviamo quindi targhe e totem illustrativi con i film che sono stati girati in paese su cui si possono vedere i fotogrammi delle scene in cui si nota in tutta la sua bellezza il paese.

Proprio per questa strettissima connessione con il cinema nel 2018 Castel San Pietro Romano decide di conferire a Gina Lollobrigida la sua prima cittadinanza onoraria.

Gastronomia dolce e verace

È impossibile passare da queste zone d’Italia e non assaggiare i piatti e i dolci tipici della cucina romano-montana come: i bucatini all’amatriciana, la carbonara preparata secondo la ricetta originale, gli gnocchi a coda de sorica, lo spezzatino, la carne alla brace e i gustossimi giglietti.

Quest’ultimo è un celebre biscotto secco, oggi presidio Slow Food, dal sapore caratteristico.

È la sua particolare forma a giglio che gli dà il nome.

La loro storia è affascinante ed è legata alle grandi famiglie della nobiltà romana.

Tuttavia questa magnifica tradizione sta rischiando l’estinzione perché ad oggi sono sempre di meno le famiglie che tramandano la difficile tecnica realizzativa dei giglietti.

Infatti nonostante la semplicità degli ingredienti (solo farina, zucchero e uova) e la breve cottura, la lavorazione del giglietto richiede una manualità molto particolare.

Continuiamo a far vivere le tradizioni

Ancora oggi alcuni forni di Palestrina e Castel San Pietro portano avanti questa tradizione amalgamando sapientemente i tre ingredienti e intrecciando pazientemente l’impasto per dare al biscotto la forma di giglio.

Tuttavia questo prodotto ricco di storia e poco conosciuto al di fuori dal contesto locale rischia di scomparire per la difficoltà della tecnica.

Aiutandoci a sostenere Laura ed Erminia del “Panificio Biscottificio Fiasco”, uno dei pochi panifici rimasti a conoscere questa preparazione, ci aiuterai a preservare e far conoscere questa dolcissima arte.

Tramanda con noi le conoscenze dei loro genitori e della loro comunità sostenendo la piccola economia locale di uno dei Borghi più belli di Italia!

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